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Tour de France: è l’Italia di Pogacar

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Pogacar e Vingegaard

Com’è che fa quel pezzo sul tornare a casa?” si chiede Ligabue e probabilmente quel brano Tadej Pogacar lo sta ascoltando. Sì perché dopo aver dominato il Giro d’Italia a maggio, adesso PogaStar è tornato nella nostra penisola che ora è anche un po’ sua e lo è sempre stata, fin da quando sognò di vestire la maglia rosa vedendo il connazionale Mezec vincere a Trieste l’ultima tappa del Giro 2014 (vinto da Quintana). Tadej si è messo in testa di replicare il capolavoro di Pantani, ha convinto (sé stesso ed il mondo intero) di poter aggiungere al rosa del giro d’Italia il giallo del Tour de France, proprio come fece il Pirata nel 1998. Questa edizione della Grande Boucle ha in sé qualcosa di storico, già solamente dando uno sguardo al percorso e alla località di partenza: Firenze. Tadej è tornato nella sua casa sportiva per trionfare ancora e dopo i 4 giorni italiani del Tour de France ha già scoperto le sue carte indicando un certa superiorità sugli avversari.

Jonas Vingegaard

Tour de France 2024, 4 giorni rosa

Certo ha fatto a tutti uno strano effetto leggere la scritta “cote de San Luca”, ma è con questo appellativo che i francesi denominano le salite del loro grande giro. In questa edizione particolare del Tour de France, abbiamo visto la celebre strada del Giro dell’Emilia incastrata nel giallo della Grande Boucle e come la salita bolognese anche altre vie del ciclismo italiano sono diventate il teatro di questi primi giorni “francesi”. Ad uscirne come vincitore di queste quattro tappe (3 e mezzo) italiane è proprio Tadej Pogacar che ha già collezionato due giorni in maglia gialla. Nel corso delle prime giornate in cui a far da padrone sono state le fughe (Bardet-van de Brock a Rimini e Vauquelin a Bologna) la maglia rosa -ci sentiamo ancora legittimati a chiamarlo in tal modo- non ha deluso i suoi tifosi che hanno iniziato ad amarlo nel maggio scorso regalandogli un ultimo scatto sulle strade italiane. Questa volta però la via verso il trionfo per Tadej appare più complicata. Se sul Monte Grappa o sul Mottolino non c’è stato nessuno in grado di rispondere ai suoi sprint, sulla salita verso San Luca le cose sono andate diversamente. Jonas Vingegaard, tre mesi dopo la rovinosa caduta al Giro dei Paesi Baschi, era lì, incollato al campione sloveno come negli ultimi due Tour de France. Al termine della frazione bolognese Pogi ha comunque indossato la maglia gialla del leader della classifica generale, per poi perderla senza troppi pensieri il giorno successivo a Torino, proprio dove lo scorso 4 maggio iniziava il suo Giro d’Italia. Non abbiamo dovuto aspettare molto per rivedere Tadej in giallo, perché proprio oggi con il passaggio del confine francese, il suo scatto sul Galibier è stato inarrivabile per chiunque, anche per il campione in carica Vingegaard che ha sofferto in discesa e ha chiuso con 37 secondi di ritardo. Discorso diverso invece, per gli altri rivali dello sloveno; il vincitore del Giro 2023 Roglic andato in difficoltà sulla salita e poi risorto nella strada verso il traguardo, il compagno di squadra di Tadej Ayuso, e soprattutto Remco Evenepoel che ha vinto la volata per il secondo posto. La strategia del belga per questo Tour è chiara: limitare i danni sulle salite e giocarsi il tutto per tutto nelle cronometro. Un campione e almeno tre rivali, così si presenta il secondo grande giro della stagione.

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