Che bello il calcio italiano verrebbe da dire. Poi però ci rendiamo conto che il pirotecnico 4-4 andato in scena sul prato di San Siro tra Inter e Juventus ha smontato i dogmi della Serie A – dove la solidità difensiva è sempre stato un leitmotiv-, evidenziando le difficoltà delle due migliori difese dello scorso campionato. Se il cambio filosofico – dal risultatismo allegriano al giochismo mottiano- giustifica in parte gli svarioni nella retroguardia bianconera, la fragilità dei campioni d’Italia non si può spiegare con la sola assenza odierna di un pilastro come Acerbi. E’ pur vero che erano anni che non ci divertivamo così guardando quello che dovrebbe essere uno scontro di vertice di Serie A: 28 tiri, 14 in porta che si traducono in 8 gol, tre dei quali segnati nell’arco dei 10 minuti tra il 15′ e il 25′. Emozioni, anche quelle non sono mancate perchè alla fine è quando il pallone entra in porta che si scatena l’euforia dei tifosi, soprattutto in un San Siro sold out che con i suoi 75000 spettatori ha assistito alla prima ufficiale sfida scudetto della stagione. L’ultimo derby d’Italia, deciso da Gatti che segnò nella sua porta, aveva lanciato definitivamente l’Inter verso la seconda stella. Questo invece rappresenta la conferma delle ambizioni delle protagoniste, consce del fatto che la corsa scudetto non sarà cosa a due, almeno per il momento con il Napoli in fuga solitaria forte di 4 lunghezze sul secondo posto. Il calcio sta entrando nella next gen, è quel che ha insegnato lo scorso europeo di Yamal e degli altri giovanissimi. Proprio il Barcelona dei ragazzini campioni d’Europa ha dominato la sua sfida da titolo contro il Real Madrid, 0-4 al Bernabeu; la loro difesa non è crollata neanche contro il prossimo pallone d’Oro Vinicius e la stella Mbappe. Questa sera – ieri, ndr- anche Kenan Yildiz, ha vissuto la serata della sua consacrazione (con qualche mese di ritardo rispetto a Yamal) riportando la Juventus in partita e approfittando della fragilità difensiva che, come un virus, ha contagiato tutti protagonisti delle retroguardie del derby d’Italia. Il turco classe 2005 che porta sulle spalle al dieci di Del Piero, avrà un ruolo da protagonista sulle scene più prestigiose del calcio dei prossimi anni. Ancora una volta la massima degli 883 si è rivelata veritiera: “E’ la dura legge del gol, se non hai difesa gli altri segnano”, oggi la difesa non ce l’aveva nessuna delle due, infatti hanno segnato, tanto, entrambe.
Inter- Juventus la cronaca
Era mezzo secolo che non si vedevano otto gol nel derby d’Italia, dal 6-2 bianconero nella Coppa Italia 1975. Inzaghi costretto a rinunciare alla regia di Calhanoglu affida le chiavi del gioco a Zielinski e sarà lautamente ripagato. Thiago Motta nello schierare l’undici titolare sorprende, gioca la carta dell’imprevedibilità con Conceição e soprattutto lascia l’arma segreta Yildiz in panchina. Proprio la freschezza del turco nella ripresa sarà la carta vincente che riequilibrerà la partita, ma andiamo con ordine. Dopo il primo quarto d’ora in cui le due squadre hanno vissuto una fase di studio reciproco l’effervescenza di Thuram in area rigore fa perdere la testa a Danilo che tira un calcio al francese e non al pallone: penalty nerazzurro trasformato da Zielinski. Risposta immediata bianconera, verticalizzazione alta di Cabal per McKennie il quale a sua volta, con un tocco di prima serve Vlahovic che in carriera non aveva mai segnato a San Siro e finalmente colpisce anche alla Scala del Calcio. L’Inter incassa un (altro) gol con la difesa schierata, De Vrij distratto e Bastoni disperso faticano a rientrare in partita. La Juventus è la squadra con più dribbling della Serie A, e 5 minuti dopo lo dimostrano con l’elettrico Conceição – figlio dell’ex nerazzurro Sergio che era in campo il 5 maggio 2002- che scarta Mkhitaryan e apparecchia per il tap in dell’altro figlio d’arte Weah anche lui totalmente solo al centro dell’area. Rimonta e controrimonta, potrebbe essere il titolo di questo esplosivo derby d’Italia, inizia l’assolo dell’Inter: Mkhitaryan triangola con Thuram e pareggia riscattando l’errore precedente. L’incessante forcing nerazzurro mette sotto pressione la difesa di Thiago Motta, Dumfries viene atterrato da Kalulu in area, nonostante un fallo di mano dell’olandese (successivo di pochi istanti al fallo dell’ex Milan) Guida correttamente assegna il rigore e Zielinski completa la doppietta, a fine primo tempo il punteggio dice 3-2.
Nella ripresa l’assedio dell’Inter continua e non accenna a fermarsi. Dumfries, che aveva procurato il secondo rigore, prima si divora e poi realizza il gol del 4-2. All’errore a porta vuota dopo la cattiva respinta di Di Gregorio reagisce, svirgola un tiro lento, ma beffardo che passa sotto le gambe di Cabal e non lascia scampo a Di Gregorio. Il 4-2 sembra definitivo, anche perché la porta dell’ex Monza – ed ex giovanili dell’Inter- è presa d’assedio, si contano occasioni per Dimarco, due volte Barella, Lautaro. La Juventus, tuttavia, supera il momento di panico, continua a sbandare dietro ma è a questo punto che Thiago fa alzare dalla panchina il fenomeno del futuro Kenan Yildiz. Entra il Dieci che cita il suo predecessore Del Piero: anche Alex ha esultato con una linguaccia dopo un tiro a giro che trafisse l’Inter a San Siro. Con l’entrata in scena del turco iniziano i dolori per Dumfries, per ben due volte il pallone passa sotto le gambe dell’olandese prima di esplodere in porta. Pareggia il giovane fenomeno, vince il calcio spettacolo, non le difese di Inter e Juventus che in classifica devono inseguire il Napoli di Conte.
Le pagelle del derby d’Italia
INTER: Sommer 5; Pavard 5.5/Bisseck 5, de Vrij 4.5, Bastoni 5; Dumfries 5, Barella 5.5, Zielinski 7/Frattesi 6, Mkhitaryan 6.5, Dimarco 5.5/Darmian 6.5; Thuram 6.5/Taremi Sv, Latuaro 5.5. All. Inzaghi 6
JUVENTUS: Di Gregorio 5.5; Cabal 5.5, Danilo 4.5/Gatti SV, Kalulu 5, Cambiaso 6.5; Locatelli 5.5, Fagioli 6/Savona 6, Conceição 7, McKennie 6/Thuram SV, Weah 6.5/Yildiz 8; Vlahovic 7/Mbangula SV. All. Thiago Motta
Arbitro: Guida 7 Assistenti: Meli e Alessio Quarto Uomo: Colombo VAR: Mazzoleni AVAR: Fabbri.