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Tumori. Ancora differenze in Italia.

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ospedaleIQ. 06/02/2013 – Al Nord il 45% dei tumori della mammella è diagnosticato a uno stadio precoce. Al Sud le percentuali scendono fino ad arrivare al 26% di Napoli e Ragusa, dove sono frequenti i casi che presentano già metastasi al momento della diagnosi, pari rispettivamente a 9,6% e 8,1%.

Sebbene a questa diagnosi ritardata corrisponda una differenza di sopravvivenza a cinque anni relativamente contenuta (89% al Nord a fronte dell’85% al Sud), la scoperta di un tumore allo stato iniziale è un fattore di grande importanza per la paziente perché consente di ricorrere a trattamenti chirurgici meno invasivi e a terapie più semplici, garantendo una migliore qualità di vita e un minore costo sociale. Per esempio, la probabilità che una donna colpita da tumore al seno residente a Napoli o Sassari sia trattata con un intervento di chirurgia demolitiva è del 30-40% superiore alla media italiana complessiva.

Sono questi alcuni dei dati che emergono dal ramo italiano dello studio Eurocare 5, condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e pubblicato sulla rivista Cancer Epidemiology.

La ricerca ha analizzato dati sulla sopravvivenza e l’adesione a linee guida internazionali per la diagnosi e terapia, in diverse aree del territorio italiano.

Le differenze locali in termini di sopravvivenza riflettono, infatti, il diverso utilizzo da parte delle strutture sanitarie degli strumenti diagnostici più avanzati e delle terapie più efficaci. Per determinare il livello qualitativo delle cure, lo studio ha individuato per ogni tumore strumenti di diagnosi e trattamenti raccomandati dalle linee guida internazionali dell’European Society for Medical Oncology e ha verificato se a livello locale questi standard erano rispettati.

Sono stati analizzati i dati raccolti da 14 Registri tumore italiani: Biella, Ferrara, Modena, Romagna, Reggio Emilia, Firenze, Umbria, Latina, Napoli, Palermo, Ragusa, Sassari e Trapani.

«L’adesione a standard diagnostico-terapeutici internazionali è in generale soddisfacente al Centro-Nord e meno diffusa al Sud», ha illustrato la coordinatrice dello studio Milena Sant dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

«Le ragioni sono molte e diverse: per il tumore della mammella, per esempio, l’insufficiente applicazione di linee guida nelle aree di Sassari e Napoli è attribuibile sia alla inadeguata disponibilità di strutture radioterapiche (che quindi induce il chirurgo ad effettuare trattamenti più radicali al fine di prevenire le recidive loco regionali anche in assenza di radioterapia), che anche alla frammentazione di strutture sanitarie che trattano i pazienti oncologici. All’opposto, la più omogenea applicazione di trattamento adiuvante nel tumore del colon in stadio III trova riscontro in una adeguata diffusione e aderenza a linee guida, ma anche alla possibilità di eseguire questo trattamento in assenza di strutture radioterapiche».

 «Lo studio suggerisce che le disuguaglianze nella sopravvivenza dei pazienti oncologici, tuttora presenti in Italia, siano in larga parte motivate da disuguaglianze nella disponibilità di risorse e strutture sanitarie per il trattamento di pazienti oncologici, dalla disomogenea presenza dei programmi di screening e da una scarsa diffusione delle linee guida per diagnosi e trattamento», ha aggiunto Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Queste disuguaglianze condizionano la migrazione dei pazienti del Sud verso le strutture sanitarie presenti nelle regioni del Centro-Nord, con conseguenti disagi e incremento della spesa sanitaria. Il potenziamento e l’adeguamento delle strutture sanitarie presenti nel sud del paese contribuirebbero quindi a migliorare la performance dell’intero sistema sanitario italiano».

(Fonte  Healthdesk.it)

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