Ora non è più un l’accusa di tecnici specializzati o un sospetto diffuso nelle cancellerie occidentali ma mai formalizzato: dopo una lunga attesa — forse dovuta alla ricerca di prove inconfutabili, forse suggerita dal timore di rotture irreparabili sul piano delle relazioni internazionali — stamattina gli Stati uniti hanno accusato apertamente il governo di Pechino di essere stato il mandante del massiccio attacco di hacker cinesi che da gennaio a marzo di quest’anno ha scardinato la piattaforma di Microsoft Exchange acquisendo i dati relativi a migliaia di piccole e medie imprese di tutto il mondo. Un attacco seguito da una pioggia di ricatti nei confronti di molte di queste imprese, costrette a pagare un riscatto per non essere esposte a un criptaggio dei loro stessi dati che avrebbe ridotto alla paralisi i loro sistemi informatici.