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La visione del Dott. Brozzi.

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Buongiorno gente mia che pensate!

Ieri è stato il primo giorno di Primavera, l’inno all’amore!

Mi ritorna in mente “La primavera” del Botticelli, quel grande capolavoro a tempera eseguito durante il Rinascimento italiano e lo straordinario fascino che esercita su chi lo guarda.

Questo dovuto al fatto che l’opera è circondata da un misterioso significato che ancora oggi non viene confermato da alcuno, cosi gente mia potrei azzardare anch’io un significato riferendomi ad ognuno dei nove personaggi del dipinto.

Allora partendo da destra, come si conviene, si vede Zefiro o Borea che piega gli alberi e rapisce la ninfa Clori la quale rinasce in Flora, la personificazione della primavera in abito fiorito.

Al centro campeggia Venere che sorveglia e dirige gli eventi, ma sopra di lei vola Cupido e a sinistra ci sono le tre grazie dell’Amore che intrecciano le dita, chiude il gruppo Mercurio che con una piccola asta alla quale sono attorcigliate due serpi, scaccia le nubi per preservare un’eterna primavera. Il mito in questo capolavoro viene scelto per rispecchiare le qualità morali e tutto ruota intorno alla donna al centro vestita di rosso e verde. Proviamo allora ad immaginare Silvio al posto di Zefiro che rapisce la ninfa Ruby e la nascente destra “dell’utile idiota”

Al centro immaginate Angela con l’abito verde e rosso con Giorgio che vola sopra di lei, più a sinistra ci sono Gianni, Pierluigi e Beppe che incrociano le dita e finalmente il “rottamatore” che con un caduceo formato da Maria Elena e Marianna scaccia eventuali nubi per preservare il suo governo………tutto ciò in un ombroso boschetto di aranci con lo sfondo dell’azzurro cielo e il suolo composto da un prato verde disseminato di ogni sorta di fiore primaverile…….troppa fantasia penserete voi, ma in primavera ogni pianta ritorna a vestirsi a festa, come le Signorinelle che s’agghindano tutte per i Giovinotti e così in quest’inno a Lei mi è venuto di pensare a Colui che ce l’ha donata:

La visione

In de st’Europa de Merke-Renzi

me vjè da chiede: “Gesù che ne penzi?”

Pe st’umanità spaccata a noce

c’arisaliresti su quela croce?

Oggi che l’istante se fa tormento

‘ndò sfolla er profugo sentimento,

da che capo se ripjà matassa

pe portà l’amore a rifà massa?

N’è bastato manco er poro Sirvio

nonostante tutti li sforzi fatti.

Qui c’arivole n’artro “ponte mirvio”!

Allora Cristiano dopo la prece,

lascia sta via piena de misfatti

e fatte illuminà da la croce!

affettuosamente Mario Brozzi

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